
I Ragazzi Della Yellow School
ASSOLUTAMENTE
È una questione di cuore.
Parlare di disabilità, oggi più di ieri (perché adesso siamo maggiormente sensibili a una cultura etimologicamente più attenta), ci pone (e impone) una riflessione, personale e collettiva, fondamentale per stabilire il giusto approccio al tema della diversità.
È una questione di cuore e non è per nulla retorica. Ne sono talmente persuaso che non potrei mai affrontare un argomento così delicato e accorto, senza prima prendere coscienza dell'importanza di determinati strumenti di comunicazione, in primis con me stesso, e di connessione, prima con il singolo individuo e poi in relazione con la società stessa.
Strumenti che amo definire umani prima che sociali, seppur essi si rivolgano alla collettività. Umani perché, alla base di un mondo che continua ad andare avanti nonostante l'uomo, l'educazione civica (che rende ogni individuo un'identità fondata sulla dignità e sul rispetto) è (e rimane) uno degli strumenti di base per forgiare valori come la diversità, la tolleranza e il rispetto. Strumenti umani in mano a ogni Io, linguaggi sociali in possesso a Noi. Io, l'Altro, Loro, Noi. È una lezione per tutti.
La società ci racconta tanti esempi di reazione, dai quali emerge la necessità di rivendicare il più grande dei diritti:
Il Diritto alla Diversità.
Distanti da qualsiasi geografia socio-antropologica, perfettamente integrate nei meccanismi quotidiani della società, nascono e si diffondono Associazioni che, con innegabile beneficio, a volte compensano inconsapevolmente la spesso assente pubblica assistenza, e nonostante le infinite ostilità burocratiche, edificano programmi di reale assistenza ed educazione per tutte quelle categorie considerate di svantaggio, limitazione e perdita di facoltà di autonomia, fisica e/o psicologica.
È una questione di cuore anche questa, che sfida la cultura locale e un elenco interminabile di luoghi comuni errati.
Perché queste realtà nascono dal cuore e vengono trainate da professionisti che, per scelta etica, intraprendono un cammino pedagogico e assistenziale mirato a riconsegnare la Diversità come diritto, l'abilità come parametro di capacità. Una missione di parità e vivibilità che, nell'era del bullismo e di un rinato razzismo, sfidano quotidianamente il demone dell'indifferenza.
Tra le varie realtà che operano nel campo dell'Assistenza e dell'Educazione, ho conosciuto la Yellow School, un'Accademia per l’autonomia e la formazione dei bisogni educativi speciali, sita a Palermo e diretta da Luca De Paoli.
Ho seguito ragazzi, educatori, docenti di varie attività, volontari e assistenti, uniti da un focus comune: l'educazione al prossimo.
Tra le aule non ho trovato eroi o ragazzi speciali, ne carrozzine in sostituzione di un nome. Ho trovato la vita, la luce negli occhi di chi vive, gli umori di chi insegna che, la dignità e la capacità della vita stessa, non le puoi ne insegnare ne spiegare.
Siamo tutti alunni di un unico maestro, il cuore; ne sono strumenti l'empatia, la sensibilità e l'ascolto. Ne sono linguaggio comune la diversità, la cooperazione e l'altruismo.
Vivere e assorbire il loro entusiasmo davanti la reflex, le pose, i sorrisi, la timidezza e la sfrontatezza. Sentirsi meravigliosi come i sogni che hai dentro, dire "Io sono bella!" e chiedere allo spazio circostante di guardare.
Esiste un luogo chiamato Diversità?
Comprendi allora che è dalla precaria formazione culturale e civica, che nasce lo stigma dell'handicap, dell'invalidità, della menomazione, della disabilità. Persino il luogo comune del Ragazzo Speciale, tanto caro a quel politicamente corretto (e ignorante) che, nella buona fede dell'immedesimazione, scivola nell'errore del biasimo, evidenzia quella Forma Mentis (ormai devota alla mediocre ovvietà) di un classismo fra normale e disabile che insidia, nel pensiero comune, l'anomalia della diversità come pietismo.
E tra le tante domande legittime, proprie di chi non conosce molto oltre il simile, una grande affermazione azzera la negazione.
Assolutamente!
È il sorriso di risposta allo stigma e alla negazione, nei confronti di una società che ci domanda se è possibile un mondo uguale per tutti noi, noi che siamo diversi da tutti e dobbiamo fare i conti con ogni singolo IO.
Quando definisci la natura distinguendo l'Io e NOI, commetti il primo atto contro natura, crei una società basata sulla Negazione.
Nelle foto che ho realizzato abbiamo strappato, sorriso dopo sorriso, quelle etichette che classificano patologie, identificano condizioni genetiche, misurano abilità, additano situazioni di comportamento e decidono l'adeguamento.
Per ogni negazione di uguaglianza, ogni foto ha aggiunto qualcosa alla diversità.
È bastato un attimo di sincerità primordiale, il gesto più istintivo: Il Sorriso. Un frammento di incontenibile gioia che parla di vita e butta giù quel glossario di semantica inesatta, le cui radici risiedono nelle dinamiche di inclusione sociale e nella scelta di esclusione, sentenza e condanna di approvazione/emarginazione. E tutto ciò è un fatto umano e non viene dal cuore.
A molti di loro ho chiesto: ...sei felice? Assolutamente! ...ti senti diverso da me? Assolutamente! ...ti senti uguale a me? Assolutamente! ... e ti piace la vita? Assolutamente! ... posso abbracciarti? Assolutamente!
L'anomalia è ogni definizione di normalità, perché non esiste. Capirlo è una questione di cuore.
Giuseppe Mazzola