Invasioni: diversità e abilità di saper vivere tramite l' arte.
Aggiornamento: 14 feb 2021
Nel corso della prima edizione di B.A.M. (Biennale Arcipelago Mediterraneo), nel mese di febbraio del 2017, ho rivestito l'incarico di fotografo ufficiale dell'intera rassegna. Il calendario, tra i più eclettici mai incontrati prima, mi ha messo di fronte a un accadimento (non voglio definirlo esibizione teatrale, sarebbe riduttivo), che reputo tra le manifestazioni artistiche più concettuali, complesse e totalizzanti alle quali io mi sia mai approcciato.
Il tema della diversità, così abusato fino ai limiti dell'ovvio, e quello della disabilità, spesso totem di una retorica politicamente corretta ma fastidiosa, trova spazio e riscatto in un'opera che, remando contro l'evidenza e i cliché quasi imposti dal caso, edifica nell'immediatezza del primo atto (La Bellezza Ferisce) il suo intento, coraggioso e onesto, su quello che considero come fondamentale e imprescindibile valore umano: il rispetto.
Un dare/avere che si manifesta attraverso i vari volti dell'arte e che, in essa, si palesa nel modo più esplicito e intenso, diluendo ed evocando il messaggio universale della Diversa Abilità, come caratteristica essenziale per determinare e tutelare, di ciascuno, la dignità.
Invasioni, opera teatrale di Monica Felloni, con la direzione artistica di Piero Ristagno (Neòn Teatro), si offre come un canale corporeo in movimento, un panorama vivace, torbido, evocativo e drammatico, popolato da luci e ombre, gesti e movimenti, immagini e istantanee, dove l'incontro e la condivisione si fondono fra gesto, esibizione e recitazione.
Una collisione, gioiosa e riuscita, di teatro, danza e fotografia, quella di Mustafa Sabbagh, a cui l'opera rende omaggio (Sabbagh è considerato uno dei cento più influenti fotografi al mondo e uno dei quaranta ritrattisti di nudo più rilevanti su scala internazionale), che nella completezza della performance, deborda dal palcoscenico fino allo spettatore, abolendo spazio e ruolo, categorie e genere.
Il messaggio, diretto, emotivo, incorruttibile, si edifica mediante una composizione letteraria in cinque capitoli, con testi di William Shakespeare, Walt Whitman, Piero Ristagno, Danilo Ferrari, Stefania Licciardello e Federico Ristagno, messi insieme dalla regista sulla denotazione e connotazione delle parole, che trainano e sostengono il leit motiv dell'opera.
Non c'è etica ne retorica, solo una doverosa sottrazione di congetture e preconcetti, per spogliare l'accezione di umanità di ogni filtro sociale nocivo e declassante, e metterlo a nudo, esposto alla libertà e alla parità, che si offre dinanzi al suo trionfo: la vita.
La diversità si annulla nel talento dell'espressione, la comunione si celebra nell'espressione del talento, tramite il quale tutto si livella al senso primo dell'esistenza umana: il vivere.
L'unica disabilità che è permessa conoscere è l'incapacità di vedere l'abilità e il modo ingegnoso di vivere. La vita è un'invasione, non la si può arginare, soprattutto quando essa si offre come opportunità di condivisione.
Invasioni è un sublime e rigoroso affresco di vita e disobbedienza al pregiudizio.
Giuseppe Mazzola
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Info Reportage: INVASIONI, B.A.M., 27 febbraio 2017, Teatro Politeama Garibaldi, Palermo.
Photograhy: © Giuseppe Mazzola. All Rights Reserved.