Michael Jackson: Never Can Say Goodbye
Aggiornamento: 25 giu 2021
C'è stato un momento in cui la musica si è fermata.
Esattamente 12 anni fa, in quell'afoso 25 giugno 2009, il mondo si è risvegliato orfano del più grande artista, entertainer e filantropo che la storia ci abbia concesso.
Michael Jackson se n'è andato senza dire nulla, mentre danzando costruiva un sogno, l'ennesimo; quasi per non disturbare i milioni di fans che ogni giorno, da sempre, riempivano la sua vita di calore, amore e rumore, forse meno forti del freddo e della solitudine che cantava nel suo isolato e isolante silenzio; come se volesse concedersi un volo, l'ultimo, indisturbato verso quell'Isola che non c'è, a lungo (a lui) negata.
Siamo orfani, è vero, ma anche dei privilegiati.
Michael Jackson è la testimonianza di come il sogno di uno possa divenire l'aspirazione di milioni, abbattendo le barriere fra interi popoli; di come una semplice canzone possa essere unione emotiva e sociale per un intero pianeta, di come un ideale possa trasformarsi prima in linguaggio universale, poi in leggenda.
Alzando il cuore, si è abbattuto un muro. Nessuno, come lui, ha influenzato, emozionato, coinvolto e avvicinato milioni di persone, abolendo ogni barriera razziale, culturale ed etica.
Il tempo ci ha lasciato in custodia le sue fantasie, le sue melodie, i suoi orizzonti, il suo incoraggiamento a sognare, a osare, a essere infiniti.
Oggi ricordarlo, come ogni giorno, è doveroso, omaggiarlo portando avanti le sue idee è un onore, un arricchimento per chiunque voglia fare, del Mondo, un posto migliore. [cit.]
Il tempo ci lascia la sua immensità.
Sarò eternamente grato alla vita e alla luce, per avermi concesso l'immensità della sua musica, la potenza delle sue fragilità, delle sue timidezze, le conseguenze dei suoi abbracci, le luci e le ombre della sua storia, che per tanti anni mi ha concesso di starci dentro, che adesso è anche mia. Sarò sempre grato a questo attimo di eternità.
Never Can Say Goodbye. Michael.
Giuseppe Mazzola
